GiovanniRebecchiSono Giovanni Rebecchi, un ingegnere civile di 38 anni, maturità scientifica presso il liceo classico Ariosto di Ferrara, laureato nel 2006 presso la facoltà di Ingegneria Civile (orientamento Costruzioni) di Ferrara e che ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel 2011 presso la medesima università. Da otto anni vivo e lavoro a Milano, attualmente in una azienda rivenditrice di software e soluzioni per l’Ingegneria.

Mi sono posto il problema della scelta del tipo di università alla quale iscrivermi solamente alla fine dell’ultimo anno di liceo, quando, durante la preparazione dell’esame di maturità, le mie naturali inclinazioni si sono rivelate con chiarezza. Ricordo di aver escluso tutto quello non fosse prettamente tecnico/scientifico e di aver ristretto il cerchio, in ultima analisi, a Fisica e ad Ingegneria Civile. La prima rappresentava probabilmente la scelta di cuore, poiché eccellevo nelle materie di matematica e fisica e mi riscoprivo affamato di conoscenza; la seconda, invece, era la soluzione più versatile e verosimile, anche per via dell’attività lavorativa di mio padre che, gestendo uno studio di Geometra privato, mi ha persuaso di poter seguire le sue orme nel settore. Pertanto, nonostante non avessi mai espresso interesse per la parte più pratica del mondo delle costruzioni, che mio padre avrebbe anche potuto mostrarmi più che volentieri, ho deciso di intraprendere questo percorso di studi ripromettendomi di goderne quanto più dei suoi aspetti teorici. Quest’ultima intenzione, insieme al desiderio di approfondire il più possibile ciò che mi interessava, furono le reali motivazioni che mi hanno accompagnato durante il percorso. Fortunatamente, i temi da affrontare stuzzicavano molto il mio interesse, tanto da convincermi, col senno di poi, di aver scelto la facoltà più allineata alle mie abilità, piuttosto che quella allineata alla mia curiosità, come poteva esserlo Fisica. Quanto alle aspettative, esso furono chiare dal secondo anno quando, stregato dal carisma di alcuni docenti, ero sicuro che avrei voluto continuare gli studi post-lauream. 

L’esperienza universitaria, per certi versi, la potrei definire “tutta ad un fiato”. La mia fu la seconda Classe che aderiva al regime del “Nuovo Ordinamento”, un’organizzazione del piano di studi che prevedeva cicli bimestrali di lezioni ed esami. 
I tempi di adattamento, soprattutto agli inizi, furono molto stretti e ricordo di aver impiegato qualche tempo prima di ingranare ed affinare l’impiego del tempo e delle energie. Gli scogli più duri da affrontare furono la rigidità dei programmi dei docenti, a cui era necessario attenersi per sostenere con successo gli esami, e l’accettazione della quanto notevole quanto giusta penalizzazione degli esiti degli stessi a fronte di un qualsiasi tipo di errore commesso durante le prove. Indubbiamente il percorso di studi è indirizzato forgiare professionisti e persone con una forma mentis razionale e precisa. L’educazione ricevuta è anche però rivolta al sostenimento di elevati carichi di lavoro e di stress, in particolare negli ultimi anni quando subentrano i fondamentali insegnamenti professionalizzanti che, con l’obbligatorietà della preparazione di tesine e progetti, anticipano di fatto ciò che è richiesto in ambito lavorativo e, al tempo stesso, mostrano quanto possa essere gratificante il duro lavoro personale e di squadra. 
Ci tengo ad aggiungere che nel mio percorso professionale è stato utile ogni singolo teorema/dimostrazione/formulazione che sia riuscito a ricordare tra quelli acquisiti durante gli studi universitari. Personalmente, devo dire che mi è anche capitato di patire in una certa misura la mancanza di quelli dimenticati o non studiati sufficientemente per uno o l’altro motivo. Se si decide, o si finisce, per intraprendere una professione tecnica ci si accorgerà inevitabilmente che gli studi giornalieri condotti durante gli anni di formazione sono estremamente importanti, in quanto generano il personale bagaglio di conoscenze sulle quali tutte quelle future verranno costruite. Viceversa, le lacune lasciate indietro saranno molto difficili da colmare, tanto che, anche se colmate in via riparativa, non ci si sentirà mai completi come altri che invece non le hanno avute.

Immediatamente dopo la laurea ho intrapreso, con molta soddisfazione, la via del Dottorato di Ricerca, il quale ha reso possibile lo sviluppo delle tematiche affrontate in fase di tesi di laurea. È stata un’occasione per consolidare tutte le più importanti nozioni acquisite durante i cinque anni precedenti ed approfondire temi specialistici che comunque si sono rivelati molto utili anche durante la pratica professionale successiva. Volendo entrare nel dettaglio, le principali conoscenze e competenze acquisite durante il percorso formativo sono state l’analisi e la meccanica strutturale, l’analisi sismica, la progettazione strutturale e la programmazione numerica; ma anche l’organizzazione del tempo per la produzione dei progetti per le esercitazioni rispettando le tempistiche di consegna. 
Parallelamente a questa attività ero anche entrato nel settore della certificazione energetica e dell’impiantistica civile, per sopperire alle richieste che lo studio di Geometra di mio padre riceveva. Ricordo che fu necessario appena qualche mese di studio delle normative e delle procedure vigenti in quanto la formazione ricevuta durante il corso di laurea si rivelò puntuale ed efficace, grazie alla completezza dei programmi e delle esercitazioni dei corsi seguiti in merito al tema. 
Poco dopo aver conseguito il Dottorato ho intrapreso la prima vera esperienza lavorativa, durata cinque anni presso uno studio di progettazione in capo ad un noto docente di Ingegneria del Politecnico di Milano (ECSD s.r.l.). All’interno dello studio mi occupavo principalmente di progettazione di edifici e di analisi di vulnerabilità sismica di viadotti autostradali. Durante questo periodo, ho avuto modo di scontrarmi con la realtà del mondo del lavoro, per di più fuori territorio.  Essa mi ha fatto rendere conto che, sebbene la scelta del giusto Ateneo sia molto importante per via della qualità dei docenti e per le possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, pesa solo marginalmente nel bilancio della formazione se lo studente non investe in prima persona su sé stesso in termini di dedizione e passione per gli studi. 
Attualmente, invece, lavoro da poco più di tre anni per una azienda di Milano (Harpaceas s.r.l.) nella Divisione calcolo strutturale e geotecnico.  

L’azienda per la quale lavoro è impegnata nella promozione e vendita di software e soluzioni per l’ingegneria civile ed infrastrutturale, nonché nell’erogazione di servizi BIM, ovvero il nuovo approccio alle procedure progettuali che ottimizza l’interscambio di informazioni tra i software che intervengono da parte di tutti i partecipanti alla filiera della progettazione dell’opera. 
All’interno di essa, attualmente, ricopro il ruolo di Tecnico di supporto nella Divisione calcolo strutturale e geotecnico per l’assistenza diretta ed affiancamento agli ingegneri delle società clienti. Esso consiste nell’interfacciarsi costantemente con gli utilizzatori dei vari software di calcolo, i quali necessitano di supporto all’utilizzo, formazione ed affiancamento diretto sui progetti su cui lavorano, e con i fornitori dei software stessi per il loro progressivo sviluppo. Queste attività da un lato richiedono un solido background teorico ed esperienza nella progettazione, dall’altro una significativa attitudine al problem solving e la capacità di spaziare tra aspetti dell’ingegneria civile molto diversi tra loro: ad esempio la stessa ingegneria strutturale e geotecnica a tutto tondo, ma anche l’interpretazione normativa, il disegno tecnico e la programmazione informatica. 
Inutile ribadire che qualsiasi conoscenza o competenza acquisita durante il percorso formativo si è rivelata importantissima per lo svolgimento al meglio del ruolo, in particolare la preparazione meticolosa degli esami di indirizzo e l’applicazione degli aspetti teorici alla pratica durante la redazione dei progetti per le esercitazioni. Ovviamente, lo studio universitario non può mai dirsi sufficiente per affrontare i problemi che si incontrano sul lavoro, pertanto anche, e soprattutto, in questa occupazione non si smette mai di studiare ed apprendere cose nuove. L’abitudine allo studio autonomo affinata durante l’università è sicuramente sempre funzionale a qualsiasi impiego si intraprenda nel settore dell’Ingegneria.
 

Nonostante non avessi mai espresso interesse per la parte più pratica del mondo delle costruzioni, ho deciso di intraprendere questo percorso di studi ripromettendomi di goderne quanto più dei suoi aspetti teorici

16/06/2020 - 11:40