MonicaGianniniMi chiamo Monica Giannini e lavoro all’Agenzia per l’innovazione della Commissione Europea a Bruxelles. Mi sono laureata nel 2000 in Ingegneria Elettronica all’Università di Ancona e ho un diploma di maturità in lingue moderne.

Al liceo avevo poche materie scientifiche in quanto lo studio delle lingue era il focus. Però i miei professori di matematica e fisica mi spronarono a scegliere una facoltà scientifica perché’ dicevano che ci ero portata. La scelta di iscrivermi al corso di ingegneria elettronica è stata dovuta alle prospettive di lavoro. Volevo fare qualcosa considerato “difficile” perché’ volevo essere apprezzata nello studio e volevo fare qualcosa che poi mi avrebbe aperto la strada nel mondo del lavoro. Non avevo una passione per l’elettronica in particolare, ma per la tecnologia. Infatti ho scelto l’indirizzo di automazione che tra quelli proposti era quello che più mi piaceva. Nella mia testa non sapevo bene che tipo di lavoro avrei potuto fare con una laurea in ingegneria elettronica. Di certo non volevo fare il progettista di circuiti. 

Durante il periodo universitario mi sono dedicata completamente allo studio. Seguivo le lezioni e mi preparavo per gli esami. Di solito andavo all’esame solo quando mi sentivo veramente pronta. Ero gratificata dall’apprendimento di nuove cose, dal buon esito degli esami e dai momenti conviviali con altri studenti. Ho fatto parte del coro universitario e ho bellissimi ricordi dei concerti come quello alle feste medievali di Offagna! Della mia esperienza universitaria mi porto dietro il metodo di analisi e studio. Purtroppo però l’esperienza è stata soprattutto teorica, senza tanti risvolti pratici. Mi sono poi resa conto che su questo l’università non mi ha preparata abbastanza. Ci sono stati momenti difficili soprattutto legati al fatto che gli esami erano tanti e avevo l’impressione che non mi sarei mai laureata! Poi sono arrivata alla tesi e il giorno di laurea è stato bellissimo! Essermi laureata in ingegneria elettronica con lode è sempre stato un motivo di grande orgoglio per me e sicuramente mi ha ben posizionata nel mondo del lavoro. 

Pochi giorni dopo la laurea ho ricevuto un invito per un colloquio dal Gruppo Loccioni e sono stata assunta. Sono rimasta 6 anni con l’incarico di Capocommessa (o Project Manager) in un ambiente ottimo. Ho acquisito competenze fondamentali come il project management sia sul campo sia tramite i corsi di formazione che l’azienda fornisce. Ho imparato a lavorare su progetti concreti dall’idea iniziale al test finale dei macchinari nelle linee di produzione. Ho viaggiato e imparato a prendere decisioni. Lavorare in team è stata un’altra importante competenza appresa: capire quali sono i ruoli, e le persone. Dal lato tecnico, ma anche dal lato umano. L’ambiente era molto maschile per cui ho dovuto imparare come lavorare e come comportarmi in quanto donna. Ho imparato a lavorare con i clienti, per lo più grandi imprese nel settore automotive e elettrodomestico. Dopo 6 anni ho deciso di cambiare per un ruolo più commerciale in un’azienda software. Sono stata assunta come tecnico-commerciale e ho finito per crearmi da sola il ruolo di gestione di progetti di ricerca europea. Come? Grazie alla fiducia datami dal mio datore di lavoro e alla mia curiosità e voglia di crescere. In pratica mi sono inventata un ruolo che in azienda non esisteva e ho creato una nuova competenza in ricerca e collaborazione internazionale con finanziamenti europei valorizzando le capacità di innovazione della società. Competenze importanti acquisite sono state il networking, la capacità relazionale, la comunicazione oltre ovviamente alle competenze tecniche necessarie per l’esecuzione dei progetti europei. Da lì il passo verso Bruxelles è stato naturale visto che sentivo che mi mancava un’esperienza all’estero. A Bruxelles ho lavorato per due associazioni internazionali fino a quando sono riuscita a ottenere un posto alla Commissione Europea: il mio sogno da anni! Ho continuato a crescere e ad acquisire conoscenze e competenze consapevole del fatto che non si finisce mai di imparare! Lungo tutto il percorso professionale mi sono state utili le nozioni tecniche e il metodo di analisi appresi all’università, mentre ho dovuto imparare strada facendo come metterle in pratica e corredarle di altre “soft skills” indispensabili.

Oggi mi occupo di finanziamenti per la ricerca e l’innovazione nel settore delle tecnologie automotive per veicoli elettrici. Seguo i progetti, mi occupo della selezione delle proposte più innovative e condivido i risultati con i colleghi che si occupano di definire la politica dei trasporti. L’ambiente è molto stimolante e bisogna darsi da fare ogni giorno per rimanere competitivi. Oltre alle competenze tecniche sono richiesti numerosi altri skills che ho acquisito durante il mio percorso formativo quali ad esempio capacità di pianificazione, analisi, valutazione e sintesi, capacità relazionali e comunicative.  
 

Volevo fare qualcosa considerato “difficile” perché’ volevo essere apprezzata nello studio e volevo fare qualcosa che poi mi avrebbe aperto la strada nel mondo del lavoro

16/06/2020 - 11:40